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Spiriti di Terra

2025

 

Questo lavoro dal titolo Spiriti di Terra  è solo una minuscola parte di un progetto molto più complesso e articolato che sto realizzando da circa due anni e che vede gli spiriti quali proiezioni dalle molteplici forme metterci di fronte a problematiche quanto mai attuali come il rispetto verso la natura, l’identità intesa come tolleranza del diverso e la rappresentazione artistica della figura antropomorfa.

Nel mio lavoro ho sempre lavorato sulle relazioni tra razionale e immaginario, tra scienza e mistero e non di meno tra mondo materiale e mondo virtuale, non come semplice accostamento di elementi ma piuttosto come linguaggi intrecciati che riflettono quella che è la nostra dimensione di esseri umani.

L’umanità in Occidente abita un mondo disincantato, Dei e spiriti non abitano più tra noi e il sistema fortemente dominato da un approccio consumistico, razionalista, e riduzionistico spesso non ci consente di cogliere la complessità del nostro vissuto. I concetti di sogno, immaginario, intuizione ed emozione sono stati per molto tempo banditi dal vocabolario artistico e scientifico per essere confinati piuttosto negli studi di psicologia o di antropologia culturale. Possiamo dire di avere smarrito il sentiero del pensiero magico, ma soprattutto il suo contenuto filosofico carico di inesauribili proiezioni di significati come visione obliqua e perturbante del mondo, come potenzialità espressiva che caratterizza fortemente tutto il genere umano e le sue tante scoperte e conquiste in ogni ambito. Esiste però un legame profondo e un’interdipendenza e un’interconnessione tra l’uomo e la natura, in quanto l’essere umano è solo una piccola parte di essa. Il Genius loci ad esempio era una entità naturale legata a un posto. La benevolenza di tale spirito doveva essere ottenuta ingraziandosene il ben volere attraverso il rispetto del luogo. In caso contrario, la mancata cura dello stesso o la sua profanazione, avrebbe indispettito il Genius, causando sventura. La peggiore delle evenienze sarebbe stata infatti quella di vivere in un luogo abbandonato dagli spiriti, spogliato dal sacro, e quindi dal senso. Nello spazio che gli uomini condividevano con loro, l’invisibile si mescolava costantemente alla materia visibile. L’uomo abita la terra, e il farlo dovrebbe tradursi nell’averne cura. Questo perché abitare non può tradursi in un padroneggiare o assoggettare la terra, ma al contrario nel salvarla, ovvero nel riunire la terra e il cielo, i divini e i mortali, istituendo quindi nessi e rapporti di familiarità tra questi elementi.